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Elsa Morante su Benito Mussolini

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Il capo del Governo si macchiò ripetutamente durante la sua carriera di delitti che, al cospetto di un popolo onesto, gli avrebbero meritato la condanna, la vergogna e la privazione di ogni autorità di governo. Perché il popolo tollerò e addirittura applaudì questi crimini? Una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per interesse e tornaconto personale. La maggioranza si rendeva naturalmente conto delle sue attività criminali, ma preferiva dare il suo voto al forte piuttosto che al giusto. Purtroppo il popolo italiano, se deve scegliere tra il dovere e il tornaconto, pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere, sceglie sempre il tornaconto.
Così un uomo mediocre, grossolano, di eloquenza volgare ma di facile effetto, è un perfetto esemplare dei suoi contemporanei. Presso un popolo onesto, sarebbe stato tutt'al più il leader di un partito di modesto seguito, un personaggio un po' ridicolo per le sue maniere, i suoi atteggiamenti, le sue manie di grandezza, offensivo per il buon senso della gente e causa del suo stile enfatico e impudico. In Italia è diventato il capo del governo. Ed è difficile trovare un più completo esempio italiano.
Ammiratore della forza, venale, corruttibile e corrotto, cattolico senza credere in Dio, presuntuoso, vanitoso, fintamente bonario, buon padre di famiglia ma con numerose amanti, si serve di coloro che disprezza, si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, di profittatori; mimo abile, e tale da fare effetto su un pubblico volgare, ma, come ogni mimo, senza un proprio carattere, si immagina sempre di essere il personaggio che vuole rappresentare».

Elsa Morante, Opere, vol. I, Mondadori (Meridiani), Milano 1988, L-LII

 Carlo Anaclerio - 02/04/2011 21:27:00 [ leggi altri commenti di Carlo Anaclerio » ]

Mi ricorda qualcuno un pò più recente...

 pietromenditto - 15/03/2011 13:36:00 [ leggi altri commenti di pietromenditto » ]

Il titolo del brano di Elsa Morante farebbe pensare al lettore che sta per accingersi a gustare la disamina del carattere, della personalità, dei pregi, dei difetti, dell’azione politica del dittatore Mussolini. In realtà è un giudizio grossolano, rozzo, bossiano, sul popolo italiano e sulla sua corrività verso l’uomo o, in tempi di democrazia, verso gli uomini forti del momento. La scrittrice non ha il coraggio di usare l’aggettivo “disonesto” e ricorre all’artificio dell’ingiuria obliqua, che consiste nel mostrare come si sarebbe comportato nei confronti di Mussolini, a differenza di quello italiano, un altro popolo, un popolo onesto: ergo, il popolo di Esperia onesto non è, ma disonesto. Peccato, perché la prima dote di uno scrittore è il coraggio di chiamare le cose col proprio nome, e anche se il concetto è molto chiaro, è stato espresso dalla scrittrice in modo tale da non poter essere accusata di aver messo per iscritto a chiare lettere che il popolo italiano è disonesto. Ma poi, quando parla di popolo di chi parla? Solo di quella parte insensibile, del partito del tornaconto, della pagnotta, di quello che, come genialmente vide Flaiano, corre in soccorso del vincitore, o anche dei contadini, degli operai, dei pacifisti (quelli veri, con la camicia bianca di bucato)? Perché questa distinzione la Morante non la fa (almeno nel brano che viene presentato). Il popolo italiano è tutto disonesto o è disonesta solo una sua grande parte che accetta di collaborare per convenienza e, diciamolo pure, impotenza oggettiva, con la storia disonesta decisa a tavolino dalle poche famiglie che già all’epoca del fascismo disegnavano le sorti e i destini di intere popolazioni ed erano pronte anche a finanziare movimenti antidemocratici, se gli conveniva? Le conclusioni che si possono trarre sono veramente disperanti. Gli italiani sono un popolo di disonesti, bugiardi, inetti, sono un pubblico volgare, di insensibili e immorali, e non possono esprimere come loro rappresentanti che dei disonesti: uno, se è un dittatore, più di uno se si è in democrazia, aggiungiamo noi per coerenza. Un’ultima considerazione. Mussolini e Hitler provenivano dal popolo che li portò in alto e non, come scrittori e studiosi anche affermati vorrebbero farci credere, dei non-uomini, degli alieni venuti a coartare i buoni terrestri di Italia e di Germania. La Morante poteva risparmiarsi un giudizio così parziale e ricordare anche chi, se non altro, "antropologicamente" non era e non poteva essere fascista. Che lo abbia fatto altrove, qui non mette conto. Del resto, è facile prendere in giro una macchietta di dittatore, molto più complicato è districare i fili della storia e guardare il tappeto da sotto, dove sono gli intrecci invisibili, i nodi gordiani, le contraddizioni che ammutoliscono.

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